Una risposta decisa e liturgica arriva dal Vaticano dopo il grave episodio di profanazione nella Basilica di San Pietro. Papa Leone XIV ha personalmente ordinato la celebrazione di un rito riparatorio per l’altare della Confessione, il luogo più sacro della cristianità. L’azione del Pontefice segue il gesto sacrilego compiuto da un turista venerdì scorso.
L’individuo ha approfittato di un momento di distrazione della sicurezza per compiere un atto osceno davanti all’altare, che sorge sopra la tomba dell’apostolo Pietro. L’uomo è stato immediatamente fermato dalla Gendarmeria vaticana, ma il fatto ha provocato costernazione. Il rito penitenziale si è svolto oggi, con la Basilica temporaneamente chiusa al pubblico per restaurare la sacralità del luogo violato.
La richiesta non negoziabile del Pontefice
Dopo giorni di silenzio ufficiale, Papa Leone XIV ha convocato in udienza privata il cardinale arciprete della Basilica. Fonti vaticane hanno descritto l’incontro come “tempestoso”. Il Pontefice ha espresso profonda costernazione e dolore per l’accaduto.
Ha quindi ordinato con fermezza la celebrazione immediata di un rito di riparazione. La richiesta è stata definita dalle stesse fonti come “non negoziabile”. L’obiettivo dichiarato era chiaro: “restaurare la santità del luogo e chiedere perdono a Dio per l’ingiuria compiuta”. Questo gesto sottolinea l’importanza teologica e simbolica attribuita all’altare della Confessione.
La cerimonia per restituire sacralità al luogo
Il rito si è tenuto intorno alle 12.30 di oggi. La Basilica di San Pietro è stata chiusa al flusso di pellegrini e turisti per permettere lo svolgimento della cerimonia in raccoglimento. La celebrazione ha seguito le disposizioni del Cerimoniale Episcoporum, il testo che regola le liturgie vescovili.
Il rituale è previsto specificamente per casi di profanazioni gravi. La cerimonia ha incluso l’aspersione con acqua benedetta dell’altare e delle navate centrali. Sono state anche recitate salmi penitenziali e preghiere di riparazione. Secondo la dottrina cattolica, questi atti liturgici sono fondamentali per “purificare” un luogo di culto dopo una violazione della sua santità.
Non è il primo episodio alla Confessione
L’episodio di venerdì scorso non è un caso isolato. Rappresenta il terzo incidente grave in poco più di due anni che colpisce l’altare della Confessione. Nel giugno 2023, un uomo si spogliò completamente come forma di protesta contro la guerra in Ucraina.
Nel febbraio 2025, un’altra persona rovesciò sei candelabri ottocenteschi posti nelle vicinanze. Questa recidività ha sollevato interrogativi sulle misure di sicurezza all’interno della Basilica. Le autorità vaticane stanno valutando un potenziale inasprimento dei protocolli di sorveglianza per prevenire futuri atti vandalici o sacrileghi in un luogo così sensibile e frequentato.
L’autore del gesto è ancora fermo
Il turista autore del gesto osceno è ancora in stato di fermo presso la Gendarmeria vaticana. Le autorità non hanno ancora reso nota la sua identità o la sua nazionalità. Non è chiaro se l’uomo verrà consegnato alle autorità italiane per il proseguimento delle indagini e l’eventuale processo. Un’altra opzione contemplata è il trasferimento alle autorità del suo Paese d’origine, a seconda degli accordi internazionali in vigore. L’episodio ha riacceso il dibattito sull’equilibrio tra accoglienza dei visitatori e protezione dei luoghi di culto di inestimabile valore spirituale e artistico.



























