Un turista polacco di 40 anni è stato denunciato per furto aggravato dopo aver raccolto e nascosto nello zaino frammenti di pietra durante la visita al Parco Archeologico di Pompei. L’episodio, che rischiava di privare il patrimonio culturale italiano di testimonianze storiche inestimabili, è stato risolto grazie alla tempestiva collaborazione tra il personale di sicurezza del Parco e i Carabinieri.

L’uomo, fermato all’uscita di Piazza Esedra, ha inizialmente mostrato stupore, affermando di non sapere che fosse illegale portare via quelle pietre. Ha giustificato il suo gesto dicendo di volere un ricordo della città sepolta dall’eruzione del Vesuvio. I reperti sono stati immediatamente recuperati e restituiti alla direzione del Parco, scongiurando la loro dispersione.

Il fermo e la restituzione dei reperti

La sicurezza del Parco ha individuato il turista all’uscita del sito di Piazza Esedra. Il personale ha notato un comportamento sospetto e, dopo aver bloccato l’uomo, ha scoperto nella sua borsa diversi frammenti di cocci e pietre. Il soggetto, che indossava un cappello ornato da una piuma, ha prima tentennato, poi ha ammesso di aver raccolto i reperti nei pressi dell’Anfiteatro.

Gli addetti hanno immediatamente allertato i Carabinieri del posto fisso, attivando la procedura di routine per questo tipo di incidenti. All’uomo è stato quindi chiesto di restituire immediatamente il materiale asportato. I reperti archeologici sono stati così recuperati e restituiti alla direzione del Parco Archeologico di Pompei, prontamente reinseriti nel loro contesto originario.

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Le dichiarazioni del turista e il contesto normativo

Il turista polacco ha affermato di non essere a conoscenza del divieto. Dopo il fermo, l’uomo ha spiegato agli addetti alla sicurezza di non sapere che quelle pietre non potessero essere portate via. Ha sostenuto che il suo unico intento era quello di possedere un ricordo tangibile della visita a uno dei siti archeologici più famosi al mondo.

Tuttavia, la normativa italiana sulla tutela del patrimonio culturale è molto chiara: il prelievo di materiale archeologico da un sito protetto costituisce un reato.

L’episodio si è concluso con la denuncia del 40enne per il reato di furto aggravato, come previsto dalla legge per i furti commessi in danno al patrimonio culturale della collettività.

L’importanza della vigilanza e della collaborazione istituzionale

L’episodio dimostra l’efficacia del sistema di vigilanza del Parco. La direzione del Parco Archeologico di Pompei ha strutturato un modello di sicurezza integrato che si è rivelato determinante. Il personale di sorveglianza, formato per riconoscere comportamenti anomali, opera in stretta collaborazione con le Forze dell’Ordine presenti sul territorio.

Questo coordinamento ha permesso di intervenire prima che i reperti venissero allontanati in modo irreversibile. Proteggere un sito di inestimabile valore come Pompei richiede un controllo costante e una pronta reazione a ogni potenziale minaccia, per garantire che la Storia sia preservata intatta per le generazioni future.

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Furto aggravato al sito archeologico di Pompei

Il caso del turista polacco si risolve con il pieno recupero dei reperti. L’episodio, per quanto a lieto fine, serve da monito per tutti i visitatori. I siti archeologici sono musei a cielo aperto, dove ogni pietra ha un valore storico incalcolabile. Portare via anche un piccolo frammento significa compromettere l’integrità di un bene universale.

Le autorità ricordano che l’unico modo legittimo per conservare un ricordo della visita è attraverso fotografie e memorabilia acquistati nei negozi autorizzati. La tutela attiva del patrimonio culturale è un dovere che ricade sia sulle istituzioni sia sul comportamento responsabile di ogni singolo visitatore.

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