Un cambiamento epocale sta per investire il mondo del lavoro e del welfare italiano. Dal 1° gennaio 2026, un pacchetto di riforme significativo amplierà le tutele per centinaia di migliaia di lavoratori che affrontano gravi patologie o assistono un familiare con disabilità.
Le nuove norme, contenute nella Legge 106 del 2025, introducono congedi straordinari, permessi retribuiti aggiuntivi e un riconoscimento formale del diritto a un bilanciamento tra vita professionale e esigenze di cura. Questa riforma rappresenta un passo concreto verso un sistema più inclusivo, ispirato ai moderni modelli sociali di disabilità.
Cosa prevede la nuova legge
La Legge 106 del 2025 è ufficialmente in vigore dallo scorso agosto, ma le sue disposizioni più operative scatteranno il prossimo gennaio. Il cuore della norma riguarda la conservazione del posto di lavoro e l’introduzione di permessi retribuiti per esami e cure mediche a favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche.
Si tratta di un intervento che modifica e integra la Legge 104 del 1992, aggiornandone lo spirito dopo oltre trent’anni. L’obiettivo dichiarato è bilanciare l’interesse del datore di lavoro alla continuità aziendale con il diritto del lavoratore a non perdere il proprio impiego a causa di condizioni di salute personali o di un familiare a carico.
I dettagli sulle misure: i permessi e il congedo
La prima novità tangibile per molti dipendenti, sia del pubblico che del privato, sarà l’accesso a 10 ore aggiuntive di permesso retribuito ogni anno. Questo tempo è dedicato specificamente a visite, esami, analisi e terapie frequenti, e si somma ai tre giorni mensili già garantiti dalla normativa precedente.
Il diritto a queste ore supplementari è riconosciuto non solo al lavoratore diretto interessato dalla patologia, ma anche a chi assiste un figlio minorenne affetto da malattie oncologiche, invalidanti o croniche, anche rare, con un grado di invalidità accertato pari o superiore al 74%.
La misura più incisiva, tuttavia, è il congedo straordinario retribuito fino a 24 mesi. Questo periodo di assenza, fruibile in modo continuativo o frazionato, è finalizzato all’assistenza di un familiare con disabilità grave.
Durante il congedo, il lavoratore percepisce un’indennità pari all’ultima retribuzione e mantiene la copertura contributiva. Al termine di questo periodo, la legge prevede un ulteriore sostegno: il lavoratore ha un diritto prioritario ad accedere allo smart working, una misura pensata per favorire un rientro graduale e una gestione più flessibile delle esigenze familiari.
La svolta digitale e il modello sociale di disabilità
L’attuazione di queste misure seguirà un percorso moderno e digitalizzato. Per ottenere il congedo o i permessi, sarà necessario presentare la documentazione sanitaria comprovante le condizioni di salute attraverso il Sistema tessera sanitaria. Il certificato elettronico, redatto dal medico di medicina generale o da uno specialista, fluidificherà le pratiche con l’istituto previdenziale.
Questa riforma non è solo una questione di giorni e ore, ma riflette un’evoluzione culturale. Come spiegato da fonti specialistiche interpellate dall’Adnkronos, la legge si ispira al ‘social model of disability’.
Questo modello, nato nel Regno Unito e recepito nella Convenzione Onu del 2006, sposta il focus dalla disabilità come caratteristica intrinseca della persona alla disabilità come problema creato da barriere ambientali e culturali. In altre parole, la società ha la responsabilità di rimuovere gli ostacoli che rendono disabile una persona.
Impatto e bilanciamento
Stime diffuse da sindacati e associazioni di categoria, e riprese da testate nazionali, indicano che queste modifiche potrebbero riguardare centinaia di migliaia di lavoratori. Le organizzazioni dei lavoratori hanno definito la riforma un passo importante verso un welfare più inclusivo, capace di riconoscere e sostenere il peso, spesso silenzioso, della cura.
La legge istituzionalizza il concetto di “accomodamento ragionevole”, cercando un punto di equilibrio tra le esigenze produttive e i diritti fondamentali delle persone.
I sostegni economici confermati per il 2026
Parallelamente a queste novità, nel 2026 restano confermati i sostegni economici tradizionali per la disabilità. Le persone con invalidità riconosciuta tra il 74% e il 99% riceveranno un assegno mensile di circa 336 euro.
Coloro che hanno un’invalidità del 100% potranno percepire una pensione fino a 747 euro, parametrata in base al reddito. Per i non autosufficienti, è prevista l’indennità di accompagnamento di 542,02 euro. L’insieme di queste misure, vecchie e nuove, delinea un panorama di sostegno più articolato e, per molti, più rispettoso delle complesse sfide quotidiane.




























