Un suono si è spento a Napoli. Un ruggito di passione e dolore che per oltre sessant’anni ha raccontato le storie, le lotte e la bellezza struggente della città. James Senese è morto all’età di 80 anni. L’artista non ha superato le complicazioni seguite a una grave polmonite.
La malattia lo aveva costretto al ricovero presso l’ospedale Cardarelli di Napoli dallo scorso settembre. La notizia della sua scomparsa ha scatenato un’ondata di commozione nel mondo della musica e oltre, tracciando il solco di un’eredità artistica indelebile.
La notizia della scomparsa
A dare per primo l’annuncio pubblico della morte di James Senese è stato l’amico e collega di una vita, Enzo Avitabile. Attraverso un post sui social network, Avitabile ha espresso tutto il suo dolore. “Non bastano parole per un dolore così grande ma solo un GRAZIE! Grazie per il tuo talento, la dedizione, la passione, la ricerca. Sei stato un esempio di musica e di vita. Un amico per fratello, un fratello per amico. Per sempre”.
Questo messaggio, intenso e personale, racchiude il sentimento di una intera comunità artistica che perde un punto di riferimento. La notizia si è diffusa rapidamente, unendo nel cordoglio fan, critici e colleghi.
Le origini e la formazione di un ribelle
James Senese, il cui nome anagrafico era Gaetano Senese, nacque a Napoli il 6 gennaio 1945. Figlio di una madre napoletana e di un soldato afroamericano, crebbe nel Rione Sanità, un quartiere popolare e vibrante che plasmò fortemente il suo carattere e la sua musica.
In quel crogiolo di vita e suoni, il giovane Senese trovò nel sassofono la sua vocazione e la sua arma di espressione. Quello strumento divenne l’estensione della sua voce, capace di gridare rabbia, dipingere malinconia e esplodere in pura gioia. Il suo approccio alla musica fu fin da subito viscerale e anticonvenzionale.
La nascita di un nuovo sound: dagli Showmen al Napoli Centrale
Il suo percorso professionale esplose negli anni Sessanta con l’ingresso negli Showmen. Questo gruppo, fondato insieme a Mario Musella, è oggi considerato una delle prime band italiane a sperimentare una fusione audace di soul, rock e ritmi mediterranei. Fu un esperimento pionieristico che gettò le basi per tutto ciò che sarebbe seguito. Dopo lo scioglimento degli Showmen, quella spinta innovatrice trovò la sua massima realizzazione nel 1975 con la fondazione dei Napoli Centrale. Questo progetto non fu semplicemente un nuovo gruppo, ma una dichiarazione di intenti, un manifesto musicale e sociale.
I Napoli Centrale crearono un sound unico e inconfondibile. Mescolavano la potenza del jazz e del funk con le melodie e le sonorità della tradizione musicale napoletana. I testi, spesso impegnati, raccontavano senza filtri la realtà sociale, le ingiustizie e le contraddizioni del Sud Italia. Non era solo musica da ascoltare, ma da vivere e da cui farsi interrogare. Il suono del sax di Senese era il filo conduttore di questo arazzo sonoro: graffiante, passionale, a volte dolente, ma sempre autentico.
L’eredità e le collaborazioni di un pioniere
La carriera di James Senese si intreccia profondamente con la storia della musica italiana. La sua influenza fu cruciale nella nascita di quel movimento che i media definirono “neapolitan power”. Collaborò con alcuni dei più grandi artisti usciti da Napoli, diventando un tessitore di comunità sonora.
Il suo sax dialogò alla pari con la chitarra di Pino Daniele, accompagnò i ritmi travolgenti di Tullio De Piscopo e si fuse con le sperimentazioni di Enzo Avitabile. Ognuna di queste collaborazioni non fu una semplice featuring, ma un arricchimento reciproco, un tassello nella costruzione di un’identità musicale napoletana moderna e fiera.
Con oltre sessant’anni di attività ininterrotta, James Senese è stato un simbolo di autenticità. Ha rappresentato un orgoglio napoletano che non aveva niente a che fare con gli stereotipi, ma che affondava le radici in un talento lavorato con tenacia e in una ricerca artistica senza compromessi. La sua musica ha superato i confini locali, parlando un linguaggio universale di emozioni.
La sua scomparsa chiude un capitolo fondamentale, ma il suo ruggito di sax continuerà a risuonare, un’eredità di musica e di vita che resta a disposizione di chiunque voglia ascoltare la vera anima di Napoli.




























