Le notizie allarmistiche che circolano in queste ore sono infondate. Non esiste alcuna chiamata alle armi per i cittadini. La pubblicazione da parte del Comune di Roma della “Lista di leva per i nati nel 2008” è una procedura ordinaria, prevista per legge e ripetuta annualmente. Lo scopo è puramente informativo e non segnala un ritorno al servizio di leva obbligatorio, che in Italia risulta sospeso dal 1° gennaio 2005.

L’articolo 1932 del Codice dell’Ordinamento Militare impone a tutti i Comuni d’Italia di rendere noto, con un manifesto, il dovere per i giovani di sesso maschile che compiono il diciassettesimo anno di età di farsi inserire in questo elenco. La lista rimane consultabile per 15 giorni, come da prassi, per poi essere ritirata.

Una procedura amministrativa di routine

L’allarme sociale scatenatosi nelle ultime ore non ha alcun fondamento giuridico. La pubblicazione delle liste di leva è un adempimento formale che si ripete a inizio di ogni anno. Il Comune di Roma, così come tutti gli altri Comuni italiani, ha semplicemente ottemperato a un obbligo di legge.

La legge di riferimento è il Codice dell’Ordinamento Militare. Questo elenco riguarda esclusivamente i cittadini di sesso maschile che compiono i 17 anni e serve per aggiornare i registri anagrafici in materia di difesa.

La leva obbligatoria è sospesa, non abolita, dalla Legge 226/2004. Per questo motivo, l’iscrizione nelle liste rimane un obbligo, sebbene l’arruolamento nell’esercito avvenga ormai esclusivamente su base volontaria. La procedura ha un valore puramente statistico-amministrativo e non operativo.

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Cosa prevede realmente il Codice dell’Ordinamento Militare

Il quadro normativo è chiaro e delimita con precisione le circostanze in cui potrebbe essere riconsiderata la leva obbligatoria. L’articolo 1929 del Codice dell’Ordinamento Militare stabilisce che il ripristino della leva può essere valutato solo in due scenari specifici.

Il primo scenario prevede la dichiarazione dello Stato di Guerra, come stabilito dall’articolo 78 della Costituzione. Il secondo scenario si verifica in presenza di una grave crisi internazionale che coinvolga direttamente l’Italia o che giustifichi un aumento degli effettivi delle Forze Armate a causa dell’appartenenza a un’organizzazione internazionale.

Anche in questi casi estremi, la procedura non è immediata. È necessario un Decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri. Tale decreto può essere emesso solo se il personale volontario in servizio è insufficiente e non è possibile colmare le vacanze di organico con altre modalità.

Le ipotetiche modalità di un richiamo

In uno scenario di crisi che portasse al ripristino della leva, il richiamo dei cittadini seguirebbe un principio di gradualità. Le prime linee di difesa rimarrebbero le Forze Armate regolari: Esercito, Marina Militare, Aeronautica Militare e Arma dei Carabinieri.

Successivamente, verrebbero richiamati in servizio tutti gli ex militari che hanno concluso il proprio periodo di servizio da meno di cinque anni. Solo come ultima ratio, lo Stato potrebbe valutare di arruolare i civili. In questo caso, rientrerebbero nella chiamata i cittadini di sesso maschile di età compresa tra i 18 e i 45 anni, previo superamento di una visita medica per accertarne l’idoneità fisica.

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Per quanto riguarda le donne, la Legge 380/1999 sancisce parità di condizioni tra personale maschile e femminile all’interno delle Forze Armate. Tuttavia, l’articolo 1929 del Codice, che disciplina il ripristino della leva, non menziona esplicitamente le donne tra i cittadini soggetti all’obbligo.

Un sistema di difesa basato sul volontariato

L’attuale architettura della difesa nazionale poggia sul volontariato. La sospensione della leva obbligatoria, avvenuta nel 2005, ha segnato il passaggio a un modello professionale. Le liste di leva rappresentano un retaggio formale di un sistema superato, ma la loro pubblicazione annuale è un mero atto amministrativo.

Non esiste alcuna intenzione, da parte del Governo o del Ministero della Difesa, di tornare al servizio di leva obbligatorio in assenza delle gravissime condizioni previste dalla legge. Le recenti preoccupazioni sui social media e in alcune testate sono quindi il risultato di una errata interpretazione di una norma di routine.

Le istituzioni competenti ribadiscono che l’unico modo per entrare a far parte delle Forze Armate italiane rimane, a oggi, la scelta volontaria del cittadino.

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