La loro silhouette è un’icona di eleganza e potenza. Osservandoli, l’impressione è immediata: queste due razze condividono un qualcosa di profondo, che va oltre un caso fortuito. La verità è che la loro somiglianza non è affatto casuale. È il risultato di un progetto preciso, nato nella Germania dell’Ottocento, che ha unito per sempre le loro storie. Il rapporto tra Dobermann e Pinscher è, infatti, un legame di paternità.
Il Pinscher, spesso considerato semplicemente una versione in miniatura, è in realtà il capostipite, il “padre” da cui tutto ebbe inizio. Ma l’eredità che ha lasciato al suo discendente più grande non si limita all’estetica. È un’eredità fatta di carattere, motivazioni e, purtroppo, anche di luoghi comuni da sfatare.
La nascita di un’idea: Dal Pinscher al Dobermann
La storia inizia tra il 1850 e il 1870. Un cittadino tedesco, oggi celebre per aver dato il nome alla razza, aveva un bisogno molto specifico. Svolgeva professioni che richiedevano protezione, come esattore delle tasse e guardiano di un canile, e cercava un cane che fosse non solo un ottimo guardiano, ma anche un compagno fedele e coraggioso.
La sua idea fu di selezionare una nuova razza partendo da cani esistenti che possedessero le qualità desiderate. Tra le fondamenta di questo progetto genetico c’era proprio il Pinscher. Questo cane, già noto per la sua vivacità, intelligenza e attitudine alla guardia, divenne la pietra angolare.
Per ottenere la stazza, la potenza e l’eleganza che aveva in mente, incrociò il Pinscher con altre razze come il Rottweiler, il Pastore Tedesco nelle sue forme antiche, e levrieri come il Greyhound per aggiungere velocità e linea slanciata. Il risultato di questo lavoro di selezione fu il Dobermann, una razza che immediatamente si distinse per le sue doti.
Due corpi, un’anima: Analogie e differenze estetiche
La somiglianza innegabile
Esteticamente, il legame è lampante. Entrambe le razze possiedono un fisico longilineo e muscoloso, avvolto in un mantello corto e lucente. La tipica colorazione nero-focata è un tratto che condividono, accentuando ulteriormente la loro aria nobile e fiera.
Il Pinscher può essere considerato, a tutti gli effetti, una versione in scala ridotta del Dobermann. Questa impressione non è sbagliata, ma riflette semplicemente il percorso evolutivo che le ha viste protagoniste.
La differenza più evidente
La differenza più marcata risiede senza dubbio nella taglia. Il Dobermann è un cane di taglia grande, che può raggiungere e superare i 40 chili di peso, con un’imponenza che incute rispetto. Il Pinscher, al contrario, rientra nella tagia piccola-medio, difficilmente supera i 20 chili.
Questa discrepanza fisica è il frutto diretto degli incroci con razze più grandi durante il processo di selezione. Tuttavia, nonostante la differenza di stazza, entrambi portano con orgoglio il titolo di razze tedesche, nate da un ceppo comune in un preciso contesto storico-culturale.
Il carattere: Un’eredità comune da comprendere
Le motivazioni profonde
Le somiglianze più importanti, tuttavia, non si vedono a occhio nudo. Risiedono nel carattere e nelle “motivazioni”, ovvero quegli impulsi interiori che guidano il comportamento di un cane. Sia il Dobermann che il Pinscher possiedono motivazioni molto forti in ambiti come l’affiliatività, la protettività, la territorialità e la collaborazione.
Cosa significa questo nella pratica? Significa che sono cani profondamente legati alla loro famiglia umana. La motivazione affiliativa li spinge a cercare il contatto e a stabilire un legame solido con i propri riferimenti.
Non sono cani “da giardino”, ma compagni che vogliono vivere all’interno del nucleo familiare. La motivazione protettiva e territoriale, se ben modulata attraverso una corretta educazione e socializzazione, si traduce in una vigilanza attenta ma non in un’aggressività immotivata.
I luoghi comuni e le sofferenze
Purtroppo, è proprio sulla comprensione di queste motivazioni che spesso si inciampa. Il Pinscher, a causa delle sue dimensioni ridotte, viene frequentemente relegato al ruolo di “cane da compagnia” o, peggio, di accessorio. Molti esemplari finiscono per vivere in trasportini o borse, privati della possibilità di esprimere la loro vivace intelligenza e il loro bisogno di attività.
Dall’altro lato, il Dobermann viene spesso temuto e considerato un cane pericoloso, utile solo per la guardia. Questa percezione lo condanna a una vita in isolamento, legato in giardino, senza la possibilità di sviluppare il suo lato giocoso e affettuoso che invece, in un contesto familiare amorevole, emerge con forza.
Entrambe le razze, quindi, condividono il peso di un’etichetta: sono spesso vittime di pregiudizi che non rispecchiano la loro vera natura.
Due compagni fedeli, una storia unica
La relazione tra Dobermann e Pinscher è quindi un viaggio affascinante che parte dalla Germania dell’Ottocento e arriva fino ai nostri giorni. È una storia di geni condivisi, di caratteri affini e di un’eredità che va rispettata.
Comprendere che il Pinscher non è un semplice cane piccolo, ma un individuo con forti motivazioni lavorative, e che il Dobermann non è una macchina da guardia, ma un compagno sensibile e bisognoso di affetto, è il primo passo per costruire una relazione serena con entrambi.
Sono due facce della stessa medaglia, espressioni diverse di un’unica, solida tradizione cinofila che ha saputo creare non solo eccellenti guardiani, ma soprattutto compagni di vita eccezionali per chi è disposto a conoscerli veramente.




























