Il cuore di Scampia, per decenni batte all’unisono con le sue Vele, quei grattacieli iconici e maledetti che il mondo intero associa alla camorra e al degrado. Oggi, quel cuore cambia ritmo. Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, annuncia una rivoluzione silenziosa ma profonda: “Entro due anni una casa per gli abitanti delle Vele”.
Non è la solita promessa politica. È il punto d’arrivo di un percorso che ha già visto l’abbattimento della Vela Verde e, da pochi giorni, l’inizio della demolizione della Vela Gialla. Un progetto che punta a cancellare lo “simbolo del male” non con la forza, ma attraverso il dialogo con una comunità troppo spesso dimenticata. Questa è la storia di come Scampia sta scrivendo il suo futuro, un mattone dopo l’altro.
Il crollo della Vela Celeste: il punto di non ritorno
La tragedia ha accelerato la storia. Il 22 luglio 2024, un crollo nella Vela Celeste provoca tre morti e dodici feriti, tra cui molti bambini. L’incidente scuote le coscienze e rende insostenibile l’inerzia. I residenti, già vessati da emergenze sociali e infrastrutturali, vivono nella paura costante.
Quel crollo è il cupo epilogo di anni di abbandono. Il Comune, guidato dal sindaco Gaetano Manfredi, è costretto ad agire con urgenza. A settembre, emana un’ordinanza per lo sgombero parziale delle Vele Rossa e Gialla, citando “rischi all’incolumità” per cinquantaquattro famiglie.
Gli assistenti sociali scendono in campo per gestire trasferimenti temporanei e erogare contributi. È la prima, dolorosa, mossa verso lo sgombero totale che si completerà a gennaio di quest’anno, trasferendo tutti i circa 2.000 cittadini in alloggi provvisori. La macchina della rinascita, seppur innescata dal dolore, si mette in moto.
Restart Scampia: il piano che sta cambiando tutto
Restart Scampia non è solo uno slogan; è una strategia concreta e già in azione. Il piano, che si avvale anche di fondi Pnrr, ricalca l’approccio vincente usato per la Vela Verde nel 2020. L’obiettivo è trasformare radicalmente il volto del quartiere.
La demolizione della Vela Gialla è iniziata il 10 marzo e durerà circa 40 giorni, condotta con pinze meccaniche che smantellano la struttura pezzo per pezzo. A seguire, toccherà alla Vela Rossa. La Vela Celeste, invece, l’epicentro della tragedia, non verrà abbattuta. La sua storia sarà preservata e trasformata: diventerà un polo per servizi e ospiterà un museo dedicato alla memoria delle Vele.
Uno spazio per custodire la documentazione storica e fotografica di questi simboli, dalla loro costruzione post-terremoto alle lotte per la casa e contro la camorra. Completerà l’opera una scultura commemorativa per le vittime del crollo, affidata a un grande artista.
Ma il cuore del progetto sono le nuove case: 450 appartamenti sono già costruiti e, come dichiara il sindaco, sono il primo passo per sistemare tutti gli ex residenti entro un biennio. Il cronoprogramma prevede il completamento dei primi 160 alloggi entro la fine del 2026, con un secondo lotto che si concluderà nel 2027.
La forza delle parole: il metodo Manfredi per una transizione dignitosa
Ciò che distingue questa trasformazione è il metodo. Il sindaco Gaetano Manfredi lo ripete con forza: “Le persone non si spostano con la forza pubblica, ma con le parole”. In un contesto esplosivo come quello di Scampia, dove le istituzioni sono state spesso percepite come nemiche, l’amministrazione ha investito tutto sul dialogo.
“In 3 mesi, parlando con le persone, abbiamo raggiunto un accordo. Alla fine se ne sono andati tutti”, racconta Manfredi.
Questo approccio ha costruito un fragile ma fondamentale ponte di fiducia. Il Comitato Vele, storico rappresentante degli abitanti, pur mantenendo un vigile controllo sul rispetto dei tempi, ha collaborato al percorso. Il sindaco riconosce il valore di questa alleanza:
“A loro dico: questo è un giorno di ripartenza, hanno avuto fiducia in noi e ritengo che sia ben riposta”.
È la prova che un cambio di paradigma è possibile: lo Stato non si presenta con gli elmetti, ma con gli assistenti sociali e i progettisti, offrendo non solo un tetto, ma anche dignità.
Oltre le macerie: la sfida della lunga durata
La demolizione fisica degli edifici è solo l’inizio. La vera sfida per Gaetano Manfredi e per l’intera comunità di Scampia è costruire un modello di vita sostenibile che resista al tempo e allo stigma. Il rischio che il quartiere, una volta scomparsi i suoi simboli più ingombranti, cada nuovamente nel degrado è reale.
Il piano, con le sue aree verdi, i servizi e gli spazi culturali, cerca di scongiurarlo. Tuttavia, servono politiche sociali ed economiche continuative per garantire che la bellezza architettonica si traduca in qualità della vita.
L’auspicio del sindaco, lanciato dalla Leopolda di Firenze, è che arrivi “una politica che dia davvero dignità a tutti gli italiani”. Una dichiarazione che è sia un monte di successo locale sia un’accorata richiesta di aiuto nazionale.
La riqualificazione di Scampia dimostra che quando le istituzioni lavorano in sinergia – Comune, Prefettura, Governo – i risultati arrivano. Ma perché la rinascita sia definitiva, quella sinergia deve durare.
La storia delle Vele di Scampia sta per chiudersi. I rumori delle demolizioni sono il suono di un passato che si frantuma, mentre le gru che innalzano i nuovi palazzi disegnano un’orizzonte di possibilità. L’impegno del sindaco Gaetano Manfredi e la pazienza della comunità stiano scrivendo un nuovo capitolo.
Scampia non sarà più solo la cartolina di un disagio, ma un laboratorio di riscatto. Il messaggio è potente: la dignità si costruisce prima con l’ascolto, poi con il cemento.