Immagina un dolore lancinante alla schiena dopo una banale caduta in casa. Poi, l’ansia di scoprire che nemmeno i soccorsi possono raggiungerti per le vie di fuga convenzionali. È quanto accaduto a una 61enne di Pontecagnano, la cui abitazione è diventata una trappola a causa di una tromba delle scale troppo stretta. In un pomeriggio di ottobre, via Alfani si è trasformata nel palcoscenico di una operazione di soccorso fuori dal comune.

I vigili del fuoco e i volontari della Vopi hanno scritto una pagina di pura efficienza, dimostrando come l’ingegno umano e la professionalità sappiano superare ogni barriera architettonica. Questo episodio non è solo la cronaca di un salvataggio, ma un potente monito sull’importanza della sicurezza abitativa e della flessibilità dei piani di emergenza. L’incidente, sebbene specifico, illumina una problematica che potrebbe riguardare molti altri edifici in Italia, dove la progettazione a volte non considera le esigenze del soccorso sanitario in situazioni critiche.

L’incidente e l’allarme

Nel tardo pomeriggio di venerdì 3 ottobre, un banale incidente domestico nell’abitazione di via Alfani a Pontecagnano si è rapidamente trasformato in un’emergenza . Una signora di 61 anni, a seguito di una caduta, ha riportato un dolore alla colonna vertebrale, un infortunio che richiede massima cautela nel movimento e nel trasporto per evitare di aggravare le lesioni .

I familiari, prontamente, hanno allertato i servizi di soccorso. Tuttavia, quando i volontari della Vopi (Volontari Ospedalieri Italiani) del 118 e i vigili del fuoco sono arrivati sul posto, si sono scontrati con un ostacolo inaspettato e insormontabile: la tromba delle scale del palazzo era troppo stretta .

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Questa configurazione architettonica rendeva impossibile un trasporto in barella che fosse sia sicuro per la paziente che praticabile per i soccorritori. La strada tradizionale era bloccata.

L’operazione di soccorso

A questo punto, l’unica alternativa percorribile era quella più spettacolare e, al tempo stesso, più delicata: far uscire la donna dal balcone . I vigili del fuoco sono intervenuti con una autoscala, che ha permesso loro di raggiungere la finestra del balcone della palazzina di due piani .

Il personale sanitario ha prima stabilizzato la paziente con la massima cura, data la sospetta lesione alla spina dorsale . Successivamente, l’hanno sistemata su una barella bariatrica, un dispositivo studiato per trasporti complessi e che offre maggiore stabilità .

Con precisione millimetrica, la donna è stata fatta passare attraverso la finestra del “balconcino alla romana” e, utilizzando un sistema di carrucola, è stata calata in strada in totale sicurezza . Questa manovra, sebbene insolita, è stata condotta con tale perizia da trasformare un’operazione ad alto rischio in una routine di efficienza ed esperienza.

Il ricovero e i possibili traumi vertebrali

Una volta a terra, la 61enne è stata issata a bordo dell’ambulanza della Vopi e trasportata all’Ospedale Ruggi d’Aragona di Salerno . Qui è stata ricoverata per le cure mediche necessarie e per gli accertamenti diagnostici del caso .

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Un trauma alla colonna vertebrale come quello riportato in una caduta domestica può avere diverse conseguenze. Spesso, si tratta di una frattura da compressione, un cedimento della parte anteriore del corpo vertebrale che, se non coinvolge le strutture nervose, non è considerata particolarmente grave e può essere trattata con un busto ortopedico e riposo .

Tuttavia, a seconda del meccanismo del trauma, si possono verificare anche fratture più instabili, come quelle “da scoppio”, che richiedono un intervento chirurgico per evitare di compromettere il midollo spinale . I sintomi, oltre al dolore localizzato che peggiora col movimento, possono includere in casi gravi formicolio, intorpidimento degli arti e difficoltà di movimento .

La sfida delle scale strette e la risposta dei soccorsi

L’episodio di Pontecagnano non è un caso isolato e getta luce su una problematica diffusa: l’inaccessibilità degli spazi condominiali in situazioni di emergenza. Scale anguste, androni ingombri e assenza di ascensori sufficientemente capienti possono trasformare un semplice trasporto sanitario in un’operazione logistica estremamente complessa.

Questo scenario mette in luce l’impellente necessità di considerare i piani di soccorso già in fase di progettazione degli edifici, specialmente per quelli più datati. Tuttavia, dove l’architettura fallisce, supplisce la preparazione delle squadre di emergenza.

I vigili del fuoco italiani sono addestrati a fronteggiare proprio queste situazioni limite, ricorrendo a tecniche alternative come l’uso di autoscale, imbracature e dispositivi di calo. La loro capacità di adattamento è la prima garanzia per i cittadini.

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Prevenzione e consigli pratici

Cosa si può fare per prevenire o, almeno, per gestire al meglio simili evenienze? Ecco alcuni consigli pratici:

  • Mantenere sgombere le vie di fuga: Assicurarsi che scale e pianerottoli siano liberi da ostacoli come mobili, biciclette o scatoloni. Un passaggio di pochi centimetri più largo può fare la differenza per il passaggio di una barella.

  • Segnalare criticità ai soccorsi: Quando si chiama il 112 o il 118, è fondamentale informare gli operatori non solo delle condizioni del paziente, ma anche di eventuali barriere architettoniche note (scale strette, assenza di ascensore, piani rialzati). Questo permette di inviare sul posto le squadre e le attrezzature più adatte fin dal primo momento.

  • Valutare la sicurezza abitativa: Soprattutto per chi convive con persone anziane o con patologie che le rendono più soggette a incidenti, è utile considerare la conformazione della casa come un fattore di rischio. Anche un semplice corrimano sicuro può prevenire una caduta.

  • Conoscere i propri spazi: Sapere se nel proprio condominio esiste un accesso alternativo, come un cortile interno o un ascensore più capiente, può essere un’informazione preziosa da fornire ai soccorritori.

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